Il dato compare in uno dei documenti, pieni di omissis, dei commissari straordinari. I più litigiosi sono i passeggeri brasiliani. La compagnia si aspetta di pagare la metà.
Quasi settemila contenziosi con i passeggeri e le agenzie di viaggio e il rischio di dover pagare almeno 24,5 milioni di euro. I disservizi imputati ad Alitalia — in Italia e all’estero — sono una parte rilevante nella gestione in amministrazione straordinaria dell’ex compagnia di bandiera. Tanto da comparire in uno dei documenti del 26 gennaio scorso, pieno di omissis, scritto dal trio dei commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari. Disservizi, va detto, che dovranno poi essere attribuiti o meno al vettore tricolore da un giudice, ma forniscono un’idea delle sfide meno note per la società.
I reclami in Italia
Nel documento viene fatta una distinzione territoriale (contenziosi in Italia e all’estero) e temporale (richieste fino al 31 dicembre 2017 per quelle italiane, fino al 30 novembre per quelle straniere). Su un totale di 6.780 reclami sul territorio italiano gli «atti di citazione pendenti al 31.12.2017) sono 4.511», contabilizzano i tre commissari. La richiesta complessiva è di quasi 7 milioni di euro (6.978.741,61 per la precisione). Calcolatrice alla mano vuol dire una media di 1.547 euro. Nel solo 2017, poi, di «atti» ne sono arrivati 2.469, più della metà del totale delle richieste pendenti, con un ammontare di poco meno di 2,4 milioni (2.389.000 per l’esattezza), cioè quasi 968 euro per passeggero/agenzia.
Il fondo accantonato
Ma, come scritto, non è detto che poi Alitalia sia ritenuta responsabile del disservizio. Così come non è assicurato che il passeggero vada fino all’ultimo grado di giudizio in tribunale. Per questo «al fondo rischi trasportistico per l’Italia al 30 novembre 2017 sono stati accantonati 2,8 milioni di euro», comunicano i commissari. Chiarendo che «l’importo è stato determinato considerando un abbattimento del rischio di causa sulla base dell’esperienza pregressa relativamente ai costi sostenuti dalla compagnia per le sentenze di condanna». Il documento rivela anche che la cifra sborsata da Alitalia per i procedimenti definiti in transazione dal 2016 fino al 1° maggio 2017 «è di circa 357 mila euro laddove il costo stimato per l’azienda era pari a 850 mila euro».
Brasiliani «litigiosi»
Capitolo importante è la voce «contenziosi esteri» al 30 novembre 2017. Dove sono stati presentati 2.269 rivendicazioni, cioè — come sintetizzano i commissari — «un numero molto consistente di procedimenti, soprattutto nelle aree geografiche dove l’indice di litigiosità è più elevato rispetto ad altri Paesi, aventi per oggetto, oltre ai disservizi legati all’attività di trasporto aereo, altre questioni connesse (infortuni e rivendicazioni di agenzie)». In questo caso «il rischio complessivo di soccombenza è stimato tra il 50% e il 100%» delle richieste. Nel calcolo vengono fuori le contestazioni record in Brasile (1.587) che sono più del doppio rispetto a quelle inoltrate da Europa, Medio Oriente e Africa messe assieme (640). In tutto dall’estero chiedono ad Alitalia 17,6 milioni di euro, mentre la compagnia aerea ne ha accantonati 5,6 milioni perché alla fine stima di dover pagare circa la metà, 8.655.000.
Le lamentele negli Usa
Nella relazione sugli atti arrivati dall’estero viene precisato che «l’Amministrazione Straordinaria, che permette di effettuare un discrimine tra gli eventi ante e post 2 maggio 2017, non è applicabile in tutti i Paesi». Secondo il Dipartimento Usa dei Trasporti l’anno passato contro Alitalia sono stati presentati 124 reclami presso gli scali americani, ma non è detto che poi siano diventati anche contenziosi legali: più di un terzo (42) aveva al centro la gestione del bagaglio, in 23 si sono lamentati per i rimborsi relativi ai biglietti, altri 18 per generici problemi relativi al volo, 15 per criticità all’imbarco o all’assegnazione del posto. Nell’elenco compaiono anche 4 reclami da parte di viaggiatori con disabilità.
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