Gli assistenti di volo chiedono migliori condizioni e lo stop alle assunzioni con le agenzie interinali. L’azienda replica: le loro richieste sono senza senso.
Torna la tensione in Ryanair tra i dipendenti e i vertici. Dopo lo sciopero, annunciato per il 12 luglio, dei piloti basati in Irlanda, ora sono gli assistenti di volo e il personale di terra — con in prima linea quelli di Italia, Spagna, Portogallo, Olanda e Belgio — della principale low cost d’Europa a minacciare 24 ore di stop con conseguente cancellazione dei voli in buona parte delle 86 basi in 21 Stati. E proprio nel periodo di picco. Una decisione sul giorno di sciopero dovrebbe essere presa entro questa settimana, ma i portoghesi fanno filtrare che lo stop potrebbe durare anche tre giorni.
Il vertice a Dublino
Assistenti di volo e personale di terra di Ryanair — riuniti a Dublino per due giorni in un vertice coordinato dall’International Transport Workers’ Federation — accusano la compagnia aerea di non aver migliorato le condizioni di lavoro e hanno presentato una lista con 34 richieste, alcune riguardano anche delle modifiche sostanziali dei loro contratti di assunzioni, in particolare quelli sottoscritti attraverso le agenzie interinali di cui si serve la low cost. Tra le richieste c’è quella di avere una «retribuzione adeguata», lo stop all’assunzione attraverso le agenzie interinali, il riconoscimento delle leggi sul lavoro dello Stato in cui il dipendente lavoro (e non quindi il diritto irlandese), un sistema pensionistico adeguato.
Le 34 richieste
In evidenza viene messa anche la richiesta di non far pagare più ai dipendenti il cibo, l’acqua e le divise. Ma anche la fine di quella che è stata definita una competizione a bordo tra gli assistenti di volo sul chi vende più prodotti. I permessi per malattia e l’abolizione dell’obbligo di aprire un conto corrente in Irlanda sono finite nel lungo elenco di richieste. La parola ora passa alle singole sigle sindacali nei vari Paesi dove si trovano le basi di Ryanair che dovranno decidere cosa fare, chiarisce l’International Transport Workers’ Federation.
La replica di Ryanair
«Le loro richieste non hanno senso», replica Ryanair con una nota inviata al Corriere. «Gli assistenti di volo della nostra compagnia guadagnano già fino a 40 mila euro l’anno, più del doppio della retribuzione necessaria a vivere, i loro turni sono già fissu sul 5-3 (5 giorni di lavoro, 3 di riposo, ndr), non possono volare per più di 900 ore l’anno (una media di 18 ore la settimana), ricevono un addestramento gratuito, 400 euro per il permesso per malattia e per la divisa e ricevono un incentivo del 10% sulle vendite a bordo». Non solo. Perché l’azienda ricorda di avere tavoli avviati con le diverse basi e di aver anche «concluso accordi con gli assistenti di volo di Regno Unito e Italia».
L’autunno «nero»
Le frizioni in Ryanair si registrano nel periodo di picco della stagione estiva per il trasporto aereo. E si presentano poco meno di un anno dopo l’autunno nero della low cost con voli cancellati — ufficialmente per un errore nella gestione delle ferie dei piloti, ufficiosamente per la carenza di comandanti e primi ufficiali — e circa 700 mila passeggeri rimasti a terra. Vicenda che aveva poi portato Ryanair ad aprire ai sindacati sia sul versante piloti che assistenti di volo in diversi Paesi, Italia compresa.
I numeri
Nel mese di giugno Ryanair ha trasportato 12,6 milioni di viaggiatori, in aumento del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno prima. Dal 1° gennaio il progressivo ammonta a 65,3 milioni di persone trasportate. Ma è stato, quello di giugno, un mese complicato per la low cost: nei 30 giorni, infatti, «gli scioperi e la carenza de controllori del traffico aereo hanno causato la cancellazione di oltre 1.100 voli rispetto ai 41 nel giugno 2017», spiega la compagnia in una nota. «Purtroppo a giugno oltre 210.000 nostri clienti sono stati coinvolti dalle cancellazioni causate da quattro fine settimana di scioperi dei controllori del traffico aereo e dalla riduzione di personale in Regno Unito, Germania e Francia».
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