Le compagnie aeree indicano tempi di percorrenza maggiori di quelli necessari in modo che sia quasi impossibile arrivare in ritardo.

Spesso la durata prevista dei viaggi viene allungata di 20 o 30 minuti: ecco perché si atterra «in anticipo»

«Prepararsi all’atterraggio», annuncia il comandante di questo volo Iberia 3256 da Madrid a Milano di domenica 4 marzo. «Siamo già arrivati? Allora ce la facciamo a votare!», esclama un passeggero. Alle 21.36 — un’ora e ventisette minuti dopo il decollo, peraltro effettuato con 19 minuti di ritardo — l’Airbus A321 della compagnia spagnola tocca la pista di Linate. Doveva arrivare alle 22.05. Non è la prima volta che quel volo arriva in anticipo. Ed è anche per questo che Iberia lo scorso gennaio è stata la quarta compagnia più puntuale al mondo, secondo i dati di FlightStats. Una classifica dominata da Alitalia. «Stiamo cambiando rotta», annuncia trionfante in una pubblicità il vettore tricolore. Quel che è certo è che Alitalia e quasi tutte le compagnie hanno migliorato i loro tassi di puntualità. Ma ricorrendo, anche, a un trucco «contabile»: allungando i tempi schedulati in media di 20-30 minuti rispetto a quelli reali. Col risultato che l’aereo quando parte in orario arriva persino in anticipo.

Il confronto

Il dato emerge da un’indagine che il Corriere della Sera ha effettuato su centinaia di rotte dirette — domestiche e internazionali, con società tradizionali o low cost — nelle ultime settimane. Un esempio? Nel 1996 il tabellone dello scalo di Barcellona prevedeva una durata media di 55 minuti del volo per Madrid. Nel 2018 si è arrivati a 80. Ma la media effettiva di questi mesi — consultando il sito di tracciamento dei velivoli FlightRadar24 — è 55 minuti. E ancora. Se Air France ed easyJet schedulano un’ora e 35 minuti di volo tra Milano e Parigi, la media effettiva è di un’ora e undici minuti. Lo stesso per Roma-Tel Aviv: se El Al, Ryanair, Vueling e Alitalia fissano la percorrenza in 3 ore e 20-25 minuti, in realtà ci mettono tutte 2 ore e 46-49 minuti.

I motivi

Perché? La spiegazione può essere duplice. L’aereo che atterra in anticipo va a migliorare la puntualità generale della società. Quello in ritardo può contare su un buon margine per arrivare comunque in orario (a livello ufficiale il collegamento è tale se giunge al gate non oltre 14 minuti e 59 secondi sui tempi previsti). Diventa poi più difficile che si verifichi il peggiore dei casi (volo a destinazione oltre tre ore dopo l’orario schedulato), per il quale scatta il diritto al risarcimento. Nulla di illecito. Ogni anno le compagnie fissano gli orari di arrivo tenendo conto del tipo di jet e delle stagioni. Ma come nota un team di ricercatori guidati dalla Tufts University «i voli negli Usa arrivano sempre più in anticipo rispetto all’orario stabilito». Lo studio analizza 156,3 milioni di collegamenti tra il 1990 e il 2016 e sostiene che nel 2008 il divario tra schedulato e effettivo aumenta sensibilmente.

La versione delle compagnie

Diverse compagnie interpellate precisano che ognuna calcola la durata a modo suo: c’è chi considera il lasso di tempo tra la chiusura e l’apertura del portellone, chi quello tra il decollo e l’atterraggio. Molte sottolineano l’impatto ambientale: i jet volano a velocità ridotta, «i motori non devono così andare al massimo e inquinano di meno». Quasi tutte fanno notare l’intasamento degli scali: ad Amsterdam, Londra e Istanbul a volte s’impiegano 15-20 minuti tra la pista e il gate. Ma a Linate e altrove in 5-10 minuti si è fuori. Dall’aeroporto.

Credits: ©corrieredellasera.it

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