Indagine eDrams su 13mila viaggiatori che usano l’aereo. Siamo i più propensi agli acquisti nelle shopping area degli scali, tanto da spendere mediamente il 17 per cento in più di quanto c’è costato il biglietto. E spesso rischiamo di lasciar partire il velivolo. Ad alta quota, invece, compriamo poco
Duty free, croce e delizia delle partenze e, soprattutto, dei ritorni a casa in aeroporto. Un’indagine firmata dal sito di viaggi eDreams, presente in 33 Paesi, e che ha interpellato 13mila viaggiatori, racconta infatti che gli italiani ci spendono un sacco di soldi, nei negozi che non applicano le tasse sui beni venduti. Spesso più di quanto sia costato il volo – il che dà l’idea della redditività degli esercizi in luoghi obbligati come gli scali, dai flussi abnormi e garantiti. Secondo l’indagine nel 17% dei casi i viaggiatori nostrani hanno speso più in acquisti – souvenir, delizie locali, alcolici, abiti, cosmetici, gadget, e molto altro – che per il biglietto che avevano in mano (o sullo smartphone).
Si aggiudicano il secondo posto di questa curiosa classifica dei pazzi per i duty free, con il 15%, i viaggiatori portoghesi, e il terzo i francesi, con il 14%. Se invece si mette sotto la lente la frequenza di acquisto e la capacità di percepire la convenienza del negozio – non tutti, infatti, sfoggiano prezzi competitivi – i connazionali si posizionano al secondo posto a livello internazionale sorpassati, per entrambi gli aspetti, dai francesi.
La musica cambia invece per i duty free a bordo. Cioè in volo. Anche in questo caso tenendo presente che non tutti i vettori sfoggiano un’offerta di questo genere. Dai cataloghi delle compagnie ha acquistato solo il 24% degli italiani contro una media internazionale del 29%. A quanto pare gli amanti più appassionati dello shopping ad alta quota fra orologi, profumi e accessori sono di gran lunga gli svedesi, con il 50% di articoli comprati in volo, seguiti dai portoghesi, con il 31%, e dai tedeschi, con il 29%.
Il sondaggio, che ha coinvolto 13mila persone da Italia, Francia, Spagna, Regno Unito, Portogallo, Stati Uniti, Svezia e Germania, svela anche un curioso effetto collaterale dell’amore per le spese in arrivo o, più spesso, in partenza. E cioè il fatto che l’esperienza d’acquisto è talmente immersiva – lo testimoniano alcuni fra i più grandi scali del mondo che avvolgono letteralmente il viaggiatore nel suo percorso verso il gate – che spesso finiscono col distrarci. Specialmente se si aggiunge che sempre più scali non ricorrono più agli avvisi acustici per i voli in fase d’imbarco e per le ultime chiamate.
L’11% degli italiani ha infatti confessato di aver quasi rischiato di perdere un aereo mentre gironzolava per il duty free, conquistando così la medaglia d’oro tra i più sbadati. Poco più concentrati i tedeschi, con il 10% di viaggiatori che si è attardato in negozio, invece di presentarsi al gate nei tempi previsti, seguiti dai francesi che si attestano sempre sul 10%. Sempre rimanendo ai dati italiani, spetta agli uomini la palma dei più rilassati, per usare un eufemismo: il 5% di loro ha addirittura perso l’aereo pur di trovare l’affare giusto al duty free, contro il 3% delle donne.
Se le donne attingono ai negozi dell’aeroporto per acquistare oggetti commissionati anche dagli amici, in ambito famigliare il vero personal shopper è l’uomo (23% contro 17%). E anche se si allarga lo sguardo al quadro europeo, le spese al duty free sono ormai territorio maschile: gli acquisti per gli amici vengono svolti dal 15% degli uomini rispetto al 13% delle donne mentre i familiari si affidano alle doti di shopping degli uomini nel 19% dei casi, e delle donne nel 16%. Ovviamente nel talento per scovare gli affari, però, le donne italiane superano ancora gli uomini: ha dichiarato di aver adocchiato offerte vantaggiose il 51% di loro, contro il 49% degli uomini.
Occhio, però, visto che non sempre le merci vendute nei duty free convengono più che nei nostri supermercati o nei negozi tradizionali: il prezzo varia da Paese a Paese e l’esenzione da alcune tasse dovute potrebbe non bastare a recuperare le differenze. Anzi, spesso non serve proprio visto che il prezzo di partenza da cui si sconta l’Iva è più basso del cosiddetto “street price”, cioè il prezzo praticato fuori dall’aeroporto. Se proprio non resistete, e avete ben chiaro il costo standard dei vostri prodotti preferiti (caso classico, il profumo) vale la pena fare una ricerca su siti come Dutyfreeaddict.com che confrontano i prezzi dei beni nei vari negozi del mondo. In fondo, nonostante questi avvertimenti, i viaggiatori di tutto il mondo spendono ogni anno in quel genere di negozi qualcosa come 28 miliardi di euro.
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